Italiano Cherubini, maestro elementare a Caprese Michelangelo ( 8-1-1923 / 30-5-2010) |
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Alla classe preferiva parlare stando in piedi e passeggiando su e giù tra i banchi, diritto e impettito, ma con voce calma, sicura, competente; ogni parola era precisa, opportuna, scelta e pronunciata senza fatica. Avrebbe detto a chiunque, che lui insegnava per dovere innanzitutto; ma a ben guardare c’era dell’altro: ogni lezione, anche la meno riuscita, la svolgeva con piacere e vocazione. Sembrava ai fanciulli, severo e autorevole, certamente un grande adulto da ubbidire, ma non puniva mai per disobbedienza; rimproverava raramente, guadagnava l’attenzione della classe con ogni naturalezza, senza sforzo suo, senza pesantezza e noia per gli alunni. Quell’uomo così forte e serio, così elegante e stretto nella sua divisa da maestro, nel suo nome simbolico di Italiano, ogni giorno faceva belle e interessanti le lezioni, e ancor più belle e nuove, rendeva le anime dei fanciulli che ascoltando quella sapienza, imparavano le scienze e la buona educazione. Può darsi che qualcuno di questi suoi discepoli, nel seguito dopo le elementari, abbia provato a dimenticarlo, tra le vicendissime della scuola e della vita. Ma pur avendoci provato, distratto forse dalle cose come dai fatti e dal tempo, probabilmente non c’è riuscito; infatti, anche i caratteri più difficili, conservano del maestro Cherubini, un ricordo di chiarezza e rettitudine, di puntualità e buona educazione, d' autorevolezza e insieme magnanimità, che contagia e si piazza benevolmente nel cuore, perché fatto sincero e fondamentale, fatto dell’ordine della testimonianza e oltre la parola; perché fatto che riguarda l’essere e non solo il sapere, o il sapere insegnare e parlare . Italiano Cherubini fu il primo maestro che ebbi per un anno intero, dedicato a una sola classe, finalmente tutto per la mia classe di quinta elementare. Infatti all’epoca, nella scuola di Ponte Singerna (frazione di caprese Michelangelo –AR-), le maestre e i maestri cambiavano frequentemente nell’arco dell’anno scolastico; e ogni volta che arrivavano in sede, dovevano comunque fare lezione nella stessa aula, per ben cinque classi contemporaneamente. E’ evidente che quantunque fossero tutti bravi e volenterosi insegnanti con voglia di insegnare e lavorare, questo metodo era in realtà abbastanza difficile da perseguire. Finché, mature e favorevoli le condizioni dell'Italia post-bellica e con l'economia crescente, le autorità intrapresero la riforma : tutte le scuole delle frazioni (compreso Ponte Singerna, raccogliente le frazioni limitrofe di Covivole, Gricigliano, La Casina, Baroti, Pigolotti, San Casciano, La Creta, Villa Tifi...) furono portate al capoluogo di Caprese; qui c’èra un maestro per ogni classe elementare. E il mio maestro fu Italiano Cherubini. Il primo giorno ci disse : Benvenuti ragazzi; sono il vostro maestro che l'autorità del provveditorato ha scelto per voi e le vostre famiglie, in quest’anno scolastico. V'esorto perciò, a essere attenti e studiosi; ogni giorno fate attenzione e eseguite (mi raccomando!)i compiti che v’ affiderò; invero sono qui non solo per insegnarvi, ma anche per ascoltarvi; e intendo ascoltare perfino i vostri gusti e necessità. Come Io oggi sono il vostro maestro, così voi domani, sarete sempre i miei allievi; perciò, anche per questo (oltre che per la vostra intelligenza e bontà), certamente vi distinguerete nel mondo del lavoro e della vita civile …. . L’Italia a me Italiano, ha affidato voi, piccoli italiani; a me e alla vostra volontà, alla rettitudine e competenza degli insegnanti futuri, il compito nobile di trasformarvi in grandi italiani, capaci di migliorare il mondo intero . Il maestro Cherubini tra le varie abilità che componevano il mosaico visibile della sua personalità valente e benefica, aveva la capacità spiccata di individuare le qualità positive e essenziali di ciascun allievo. Poi le stesse qualità sottolineava e commentava costantemente, allo scopo di suscitare attenzione e incoraggiamento metodico, onde il fanciullo seguisse i suoi consigli stessi, le sue direttive sapienti. In particolare ricordo l’episodio del cosidetto testo libero o racconto da esercitazione, che narrava la mia caduta pomeridiana da un olivo, in seguito alla rottura improvvisa di un ramo. Questo racconto, evidenziava drammaticamente la paura e la soddisfazione per lo scampato pericolo; era un breve componimento con afflato poetico, ma in prosa : esordiva dicendo pressappoco: era il giorno..dell’anno…sotto il cielo grigio dell’inverno, quando improvvisamente il ramo si ruppe e caddi pesante, sulla morbida terra… . Credo fosse il mio primo incontro con l’arte del narrare, cioè quando dalle prime esperienze dello scrivere, si capisce (o s'intuisce) anche da bambini, che esiste una sorta di metodo, una forma e un contenuto, che possono essere espressi in modo più interessante e elegante del solito… : basta che dell’esistenza di questo metodo o stile, si sia in qualche modo meglio coscienti e interessati. Ebbene ricordo tuttoggi questo episodio, grazie al fatto che il maestro, proprio allo scopo d'introdurmi a una specie di coscienza del modo di narrare, lodò con la sua solita acutezza il mio tentativo; lui che mi correggeva tutti gli errori delle parole dialettali, finalmente aveva trovato della sostanza superiore alla grammatica e lingua stessa, da rilevare e additare come fatto da stimare, come possibile via da seguire , anche se non la sola … . Ed era felice. |
FINE