LE GEORGICHE

DI

PUBLIO VIRGILIO MARONE

(70-19 a. C.)

 

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Indice 

Introduzione 

TESTO LATINO   

TRADUZIONE ITALIANA

LIBRO PRIMO

LIBRO PRIMO

1. Quid faciat laetas segetes, quo sidere terram 

Introduzione .

Versi 1-5 : Virgilio si rivolge a Mecenate e fa la descrizione del contenuto dei 4 Libri delle Georgiche :  Che cosa renda abbondanti le messi , in quale stagione sia utile rivoltare con l'aratro la terra( 1° libro), o Mecenate , e unire le viti agli olmi , quale sia la cura per i buoi(2° libro), quale trattamento si debba usare per allevare il bestiame (3° libro), quanta esperienza occorra per curar bene le sobrie api (4° libro), da qui (in poi) comincerò a    cantare

 Invocazioni agli dei . 

Versi 5 -12 : Invocazione alle luci , a Libero a Cerere ai Numi protettori dei contadini : Voi o clarissime luci del mondo che accompagnate l'anno nel suo trascorrere per il cielo ; (e voi) o Libero e alma Cerere , se è vero che per vostra grazia il genere umano sostituì le caonie ghiande con le pingui spighe di grano e mescolò l'acqua dell' Acheloo col vino che aveva scoperto ; e voi numi protettori dei contadini , muovete insieme il piede (cioè : assistetemi propizi) e Fauni e fanciulle Driadi, i vostri doni , io canto .                                           

Versi 12 - 18 : Invocazione a Nettuno e a Pan : E tu , o Nettuno , in onore del quale la terra percossa dal grande tridente fece venir su per la prima volta il focoso cavallo , e tu , o abitatore dei boschi , per il quale una moltitudine di candidi giovenchi pascolano brucando i pingui cespugli delle selvose macchie di Ceo ; tu pure lasciando il patrio bosco e le balze del Liceo , o Pan , custode dei greggi , se è vero che ti sta a cuore il tuo Menalo , assistimi benigno , o Tegeo ,              

Versi 18 - 23 : Invocazione a Minerva , Silvano ..e agli dei e dee  : e tu , o Minerva inventrice dell' ulivo , e tu , o giovinetto , che insegnasti l'uso del ricurvo aratro , e tu , o Silvano , che reggi un tenero cipresso divelto dalle radici; e voi dei e dee , che avete il compito specifico di proteggere i campi , e che fate crescere novelle messi senza alcun bisogno di seminarle e che mandate giù dal cielo abbondanti piogge sui campi seminati ( siate propizi);                         

Versi 23 - 42  : Invocazione a Cesare : e particolarmente tu , o Cesare , di cui è incerto quali concili di Dei un giorno ti accoglieranno, sia che tu voglia assumere la tutela della città e la cura delle terre e l'ampio universo saluti in te il datore delle messi e il signore delle vicende atmosferiche , cingendoti le tempie di mirto materno, o che tu divenga dio dell' immenso mare e i marinai onorino soltanto il tuo nume e a te ubbidisca la lontanissima Tule e te acquisti per sé come genero Teti a prezzo di tutte le onde , o che tu voglia aggiungerti novello astro ai mesi lenti, la dove si apre uno spazio tra Erigone e le  chele che le vengono dietro (e già spontaneamente lo Scorpione bramoso ritrae per te le braccia  -" le chele" - e -ti- lascia  più che una parte sufficiente di cielo), qualunque cosa tu sarai , poiché né il regno infernale spera di averti come re né ti venga un così sfrenato desiderio di dominio , per quanto i poeti greci esaltino i Campi Elisi e Proserpina , sebbene richiesta , non si curi di seguire la madre , concedi prospera navigazione  , e da il tuo assenso alla (mia ) audace impresa, e al pari di me avendo pietà dei contadini inesperti della (loro) arte , accompagnami nel (mio) cammino ed avvezzati fin da ora ad essere invocato nelle      preghiere .   

Aratura primaverile .

Versi 43 -  53 :  Preliminari dell' aratura primaverile :  All' inizio della primavera , quando sui monti biancheggianti si scioglie il gelido umore (la neve) e la zolla resa molle dallo zefiro si disgrega , sin d' allora incominci per me il toro a sbuffare per l'aratro ben affondato nella terra e il vomere a risplendere , reso lucido dal solco . Solamente quel terreno che sentì due volte il sole , due volte il freddo , risponde ai desideri dell'avido agricoltore ;      l' immenso raccolto di esso suole fare sprofondare i  granai . Ma prima di fendere con l'aratro un terreno senza conoscerlo , si abbia cura di conoscere in precedenza i venti e le varie caratteristiche del clima e i tradizionali metodi di coltivazione e le proprietà del suolo , e che cosa ciascuna regione produca e che cosa ciascuna rifiuti                                                           

Versi 54 - 63 : Ogni regione ha le sue caratteristiche produttive imposte dalla natura: Qui le biade , la crescono più rigogliose le   uve , altrove i frutti degli alberi (cioè : gli alberi fruttiferi) , e senza coltivazione (spontaneamente) verdeggiano le erbe . Forse non vedi come il Tmolo c' invia i profumi del croco , l' India l'avorio , gli effeminati Sabei i loro incensi , mentre i nudi Calibi il ferro , e il Ponto il fetido unguento del castoro , e l' Epiro le palme delle cavalle Eliadi ?  Queste leggi e queste eterne condizioni la natura impose a determinati luoghi subito da quel tempo , in cui primamente Deucalione gettò pietre sul mondo disabitato , donde nacquero gli   uomini , razza infaticabile . 

Versi   63 - 70 : Esortazione confermante la opportunità dell' aratura primaverile :  Orsù dunque , subito dai primi mesi dell' anno , i robusti tori rivoltino il suolo del terreno se è grasso , e le zolle rovesciate (le) cuocia l' estate polverosa col sole ardente ; ma se il terreno non sarà fecondo , basterà sollevarlo con piccoli solchi proprio al sorgere di Arturo (nel grasso suolo) affinché le erbe non nuocciano alle messi rigogliose , qua (nel terreno non fecondo) affinché la scarsa umidità non abbandoni la terra arida . 

Avvicendamento colturale.

Versi 70 - 79  : Necessità dell' avvicendamento colturale : inoltre lascerai che i maggesi mietuti riposino ad anni alterni e che il campo pigro acquisti nuove forse nel riposo ; oppure quando cambia la stagione , seminerai il biondo farro colà donde tu abbia raccolto prima i legumi rigogliosi dai sonanti baccelli o i tenui frutti della veccia o i fragili steli e la selva risonante dell' amaro lupino . Il raccolto del lino , infatti , dissecca il campo , anche quello dell' avena (lo) dissecca , (lo) disseccano i papaveri soffusi di profondo (leteo) sonno; tuttavia alternando le colture , il lavoro del campo riesce facile ; 

Letamazioni.

Versi 79 - 93 : Letamazioni a base di letame , cenere , debbiature : soltanto non ti vergognare di saturare con grosso letame il suolo arido , né di gettare sui campi sfruttati   l' immonda cenere. Anche così , col mutare raccolto , riposano i campi ; né frattanto verrà meno la generosità della terra non arata . Spesso giova anche bruciare i campi isteriliti e dar fuoco alla secca stoppia con le fiamme crepitanti : sia che da ciò i terreni prendano occulte forse e grassi elementi nutritivi ; sia che con l'azione del fuoco vengano distrutti in essi ogni elemento nocivo e si prosciughi l' eccessiva umidità; sia che quel calore apra un maggior numero di vie e nascosti spiragli per dove (attraverso i quali) il nutrimento penetri nelle erbe novelle; sia che indurisca maggiormente e restringa le fessure aperte , affinché le sottili piogge o la forza eccessiva del sole cocente o il freddo penetrante di Borea non brucino la terra . 

Erpicatura, semina , destagnazione dell'acqua.... danni alle colture da animali , cicoria o ombra di piante :

Versi 93 - 117  :   Molto giova l' erpicatore ,      l' aratore , il seminatore e sminuzzatore di  zolle , il rallentatore del rigoglio eccessivo delle messi e il Pulitore  dell' acqua stagnante sui campi : Molto inoltre giova ai campi ,  colui che rompe con i sarchielli le zolle abbandonate e vi trascina sopra i graticci di vimini , né invano lo guarda dall' alto Olimpo la bionda Cerere ; e giova ai campi colui che , rivoltato l'aratro in senso contrario , di nuovo apre le porche che egli solleva dopo avere solcato il piano e lavora assiduamente la terra e obbliga i campi a produrre . Umide estati e inverni asciutti implorate , o agricoltori : con la polvere d' inverno diventano rigogliose le messi; rigogliosa la campagna ; di nessuna coltivazione si vanta tanto la Misia e lo stesso Gargaro guarda meravigliato le sue messi . Che dire di colui che , gettata la semente , lavora senza posa di propria mano i campi e rompe i cumuli di zolle improduttive , quindi conduce dentro ai seminati l' acqua del fiume e i rivoletti scorrenti (lungo il pendio) e , quando il campo bruciato isterilisce (arde di sete) mentre le erbe muoiono , ecco dall'alto ciglio di un sentiero in pendio fa venir giù l' acqua? Quella scorrendo attraverso i sassi levigati , suscita un cupo mormorio e con i suoi getti (con le -sue -fonti) ricrea i campi riarsi . Che 

2. vertere, Maecenas, ulmisque adiungere vitis
3. conveniat quae cura boum, qui cultus               habendo                                
4. sit pecori , apibus quanta experentia parcis,
5. hinc canere incipiam . Vos, o clarissima      mundi                                                        
6. lumina, labentem caelo quae ducitis annum;
7. Liber et alma Ceres , vestro si munere tellus
8. Chaoniam pingui glandem mutavit arista
9. poculaque inventis Acheloia miscuit uvis;
10. et vos , agrestum praesentia numina, Fauni,
11. ferte simul Faunique pedem Dryadesque      puellae;                                                      
12. munera vestra cano; tuque o , cui prima frementem                                             
13. fudit equo magno tellus percussa tridenti ,
14. Neptune , et cultor nemorum , cui pinguia Ceae                                                           
15. ter centum nivei tondent dumeta iuvenci;
16. ipse nemus linquens patrium saltusque lycaei,
17. Pan , ovium custos , tua si tibi Maenala curae ,
18. adsis , o Tegeaee , favens , oleaeque Minerva

19. inventrix uncique puer monstrator aratri

20. et teneram ab radice ferens , Silvane , Cupressum;
21. dique deaeque omnes , studium quibus arva tueri
22. quique novas alitis non ullo semine fruges
23. quique satis largum caelo demittitis imbrem;
24. tuque adeo, quem mox quae sint habitura deorum
25. concilia incertum est , urbisne invisere,   Caesar ,
26. terrarumque velis curam et te maxumus orbis
27. auctorem frugum tempestatumque potentem
28. accipiat cingens materna tempora myrto,
29. an deus immensi venias maris ac tua nautae
30. numina sola colant , tibi serviat ultima Thyle
31. teque sibi generum Tethys emat omnibus  undis ,
32. anne novum tardis sidus te mensibus addas,
33. qua locus Erigonen inter chelasque sequentis
34. panditur (ipse tibi iam bracchia contrahit ardens  
35. Scorpios et caeli iusta plus parte reliquit) -
36. quidquid eris (nam te nec sperant Tartara regem,
37. nec tibi regnandi veniat tam dira cupido,
38. quamvis Elysios miretur Graecia campos
39. nec repetita sequi curet Proserpina matrem),
40. da facilem cursum atque audacibus adnue coeptis
41. ignarosque viae mecum miseratus agrestis
42. ingredere et votis iam nunc adsuesce vocari.
43. Vere novo, gelidus canis cum montibus umor
44. liquitur et zephyro putris se glaeba resolvit,
45. depresso incipiat iam tum mihi taurus aratro
46. ingemere et sulcus attitus splendescere vomer.
47. Illa seges demum votis respondet avari
48. agricolae , bis quae solem , bis frigora sensit;
49. illius immensae ruperunt horrea messes.
50. Ac prius ignotum ferro quam scindimus aequor,
51. ventos et varium caeli praediscere morem
52. cura sit hac patrios cultusque habitusque locorum
53. et quid quaeque ferat regio et quid quaeque recuset . 
54. Hic segetes , illic veniunt felicius uvae , 
55. arborei fetus alibi arque iniussa virescunt
56. gramina . Nonne vides , croceos ut Tmolos odores ,
57. India mittit ebur , molles sua Sabaei ,
58. at Chalybes nudi ferrum virosaque Pontus
59. castorea , Eliadaum palmas Epiros equarum ?  
60 . Continuo has leges aeternaque foedera certis
61. imposuit natura locis , quo tempore primum
62. Deucalion vacuum lapides iactavit in orbem ,
63. unde homines nati , durum genus . Ergo   age , terrae 
64. pingue solum primis extemplo a mensibus anni
65. fortes invortant tauri , glaebasque iacentis
66. pulverulenta coquat maturis solibus aestas;
67. at si non fuerit tellus fecunda, sub ipsum
68. Arcturum tenui sat erit suspendere sulco: 
69. illic , officiant laetis ne frugibus herbae 
70. hic, sterilem exiguus ne deserat umor harenam .
71. Alternis idem tonsas cessare novalis       
72 .et segnem patiere situ durescere campum ; 
73 . aut ibi flava seres mutato sidere farra , 
74 . unde prius laetum siliqua quassante legumen
75 . aut tenuis fetus viciae tristisque lupini
76 . sustuleris fragilis calamos silvamque  sonantem .
77 . Urit enim lini campum seges , urit avenae , 
78 . urunt Lethaeo perfusa papavera somno;
79 . sed tamen alternis facilis labor , arida tantum
80 . ne saturare fimo pimgui pudeat sola neve
81 . effetos cinerem immundum iactare per agros.
82 . Sic quoque mutatis requiescunt fetibus arva , 
83 . nec nulla interea est inaratae gratia terrae . 
84 . Saepe etiam sterilis incendere profuit agros
85 . atque levem stipulam crepitantibus urere flammis :
86 . sive inde occultas viris et pabula terrae
87 . pinguia concipiunt , sive illis omne per ignem
88 . excoquitur vitium atque exsudat inutilis umor,                                 
89 . seu pluris calor ille vias et caeca relaxat
90 . spiramenta , novas veniat qua sucus in herbas, 

dire di colui il quale , perché lo stelo non cada sotto il peso delle spighe troppo piene , frena (fa pascolare dal gregge) l' eccessivo rigoglio delle messi , mentre l' erba è ancora tenera , appena i seminati raggiungono l'altezza dei solchi , e che di colui che conduce via dalla terra che ne è imbevuta l'acqua stagnante a guisa di palude ?  Specialmente se nei mesi di tempo variabile il fiume gonfio straripa e per gran tratto copre tutto di limo alluvionale , e in conseguenza di ciò le pozze fonde traspirano calda umidità . 

Versi 118 - 121 : Danni alle colture  da oche e  gru , cicoria infestante o bacìo : E tuttavia , pur avendo faticosamente sia gli uomini che i 

91 . seu durat magis et venas adstringit hiantis ,  
92 . ne tenues pluviae rapidive potentia solis
93 . acrior aut boreae penetrabile frigus adurat . 
94 . Multum adeo , rastris glaebas qui frangit inertis
95 . vimineasque trahit cratis , iuvat arva , neque illum
96 . flava Ceres alto nequiquam spectat Olympo , 
97 . et qui , proscisso quae suscitat aequore    terga , 
98 . rursus in obliquom verso pruumptit aratro
99 . exercetque frequens tellurem atque imperat arvis .
100 . Umida solstitia atque hiemes orate serenas 
101 . agricolae ; hiberno laetissima pulvere farra ,  

buoi sperimentato queste opere rivoltando la terra , qualche danno arrecano l' ingorda oca e le strimonie gru e la cicoria selvatica dalle amare radici o nuoce l' ombra (delle piante) .  

A Giove riformatore , si deve la fatica e bellezza dell'agricoltura attuale . 

Versi 121 - 124  :  A Giove si deve la fatica del lavoro contro l' inerzia :  Lo stesso padre Giove volle che non fosse facile il mestiere dell'agricoltore , e primo fece dissodare i campi con arte aguzzando le menti dei mortali coi pensieri e non lasciò che i suoi sudditi intorpidissero in una pesante inerzia. 

Versi 125 - 128 : Prima delle riforme di   Giove , la terra produceva spontaneamente  e non c'era la proprietà privata : 

Prima di Giove , nessun colono lavorava la terra; nemmeno era lecito per legge divina delimitare o dividere con un confine il campo ; tutto quello che raccoglievano (lo) mettevano in comune , e la terra spontaneamente produceva tutto con molta liberalità , senza che alcuno lo sollecitasse . 

Versi 129 - 146  : Giove rese velenosi i  serpenti , predatori i lupi ... , creò la necessità della fatica , della caccia e pesca e             dell' aguzzare l' ingegno nelle varie arti :  Egli (Giove) aggiunse il nocivo veleno ai funesti serpenti e volle che i lupi vivessero di preda e il mare fosse agitato dai venti , e fece cader giù dalle foglie il miele e nascose il fuoco e fermò il vino che scorreva qua e là a rivoli , affinché il bisogno, aguzzando la mente, facesse nascere a poco a poco le varie arti e cercasse nei solchi la pianta del frumento e facesse venir fuori il fuoco nascosto nelle vene della selce .  Allora per la prima volta i fiumi sentirono (sostennero) gli ontani scavati; allora il navigante determinò per le stelle numeri e nomi, le Pleiadi , le Iadi, e la splendente Orsa di Licaone; allora si apprese  a catturare la  selvaggina con trappole a ingannarla col vischio e a circondare con mute di cani ampie coste di monti; ed ecco già chi batte col giacchio il largo fiume cercando le profondità , e chi trae dal mare le profonde reti; allora la durezza del ferro e la lama della stridula sega (infatti prima spaccavano con i cunei la legna facile a fendersi) allora le varie arti sorsero (furono inventate) . La tenace fatica e il bisogno che incalza nelle difficoltà della vita vince ogni ostacolo . 

Cerere insegnò agli uomini l'agricoltura , già soggetta a malattie e infestanti.

Versi 147 - 154 : Cerere insegnò agli uomini l'agricoltura , che però , era già allora come oggi ,  soggetta alle malattie e infestanti varie : Cerere per prima insegnò agli uomini a lavorare la terra con l'aratro , quando già venivano a mancare le ghiande e i frutti della sacra selva e Dodona non forniva più nutrimento. Subito dopo anche i malanni vennero a tormentare le messi, si che la tremenda ruggine rodesse gli steli del grano e in mezzo ai seminati si ergesse irto di spine     l' infecondo cardo; muoiono le messi , e al loro posto sottentra un folto groviglio d'erba, e lappole e triboli , e tra i campi rigogliosi dominano il nocivo loglio e le sterili avene . 

A causa delle suddette malattie infestanti sono necessarie varie cure : la sarchiatura, cacciare gli uccellli , tagliare i rami ombrosi, pregare per ottenere la pioggia ...  : 

Versi 155 -  159 : Perciò se non strapperai da un lato l'erba assiduamente col rastrello e se non spaventerai con rumori gli uccelli , e se non toglierai con la falce gli ombrosi rami   dell' opaca campagna e se non  invocherai  la   pioggia con le preghiere , ahimè ! Inutilmente starai a guardare il grosso raccolto di un altro e consolerai la fame nelle selve scuotendo la quercia .  

Elenco degli attrezzi agricoli.

Versi   159 - 177 : Elenco degli attrezzi agricoli in vista di raccogliere le messi o  cereali : Mi corre l' obbligo di dire anche quali siano per i robusti agricoltori , gli utensili , senza i quali le messi (non) possono né seminarsi né spuntare; anzitutto il vomere e il pesante legno del ricurvo aratro , e i carri della madre eleusina che girano lentamente , e le trebbie e le treggie e le marre (i sarchielli) dal peso eccessivo; inoltre la suppellettile di vimini e di poco prezzo usata da Celeo, gli erpici di colbezzolo e il mistico vaglio di Iacco ; tutte cose che , pensandoci molto prima , riporrai dopo aver provveduto , se ti aspetta (vuoi che ti sia serbata) la meritata gloria della divina campagna . Fin da principio (subito) nel bosco un olmo piegato a gran forza si doma a mò di bure ed assume la forma del ricurvo aratro . A questa bure si adattano il timone che si estende per otto piedi dalla parte della radice , le due orecchie , i dentali a duplice schiena . In precedenza si taglia anche un leggiero tiglio per il giogo e un alto faggio per la stiva , che dal dietro faccia piegare la parte più bassa dell'aratro; e il fumo mette alla prova il legname sospeso sul focolare. Potrei riferirti molti precetti degli antichi , se non rifuggi dall'argomento e (non) ti rincresce di conoscere i minuziosi   particolari . 

Livellamento dell' aia , preliminare alla trebbiatura.

Versi 178 - 186 : Livellamento dell'aia con   argilla , onde evitare perdite di grano :  L'aia innanzi tutto va zappata a mano e livellata con un pesante cilindro e rassodata con argilla che fa presa , perché non vi pullulino le erbe e non si screpoli vinta dal secco, e poi vari animaletti nocivi (non) facciano un brutto (scherzo) : spesso il topolino e suole porre sotto terra la (sua) dimora e formarvi i (suoi) granai , ovvero le talpe cieche vi scavano i (loro) covili e nelle buche viene sorpreso il rospo e quegli animali strani che la terra genera in grandissimo numero , e il gorgoglione devasta il gran mucchio di grano duro e la formica che si preoccupa di una vecchiaia senza mezzi .

Il mandorlo informa se il raccolto sarà buono o no: 

Versi 187 -  192 : Se il mandorlo ha fiori abbondanti , anche il frumento avrà spighe abbondanti di semi : Osserva parimenti , quando il mandorlo nei boschi si travestirà abbondantemente di fiori e piegherà gli odorosi rami . Se i fiori abbondano , ugualmente abbondante verrà il frumento , e verrà grosso da trebbiare col grande calore ; ma se l' ombra risulta esuberante per il lussureggiare delle foglie, inutilmente l'aia estrarrà dalla paglia le pingui spighe. 

E' meglio la semina fatta con semi scelti .

Versi 193 -  203 : La semina per riuscire  certamente , dovrebbe esser  fatta con semi scelti uno a uno , anziché soltanto con semi scelti anno per anno , o bagnati semplicemente prima d'esser messi a dimora : Io invero ho visto  molti , all'atto della semina , preparare i chicchi da seminare e prima spruzzarli abbondantemente di salnitro e di nera  morchia , affinché più grande fosse il prodotto nei baccelli che spesso deludono , e ben presto si ammorbidissero , cuocendo anche a fuoco lento. Ho visto tuttavia semi , per quanto scelti attentamente e sperimentati con molta cura, degenerare , a meno che l'opera degli uomini (non) scelga con pazienza , ogni  anno , uno a uno i più grossi . Così tutto precipita fatalmente verso il peggio e cadendo è risospinto all' indietro , non diversamente da colui che spinge a stento coi remi una barca contro corrente , se per caso allenta le braccia, ecco che il fiume lo trascina con l'acqua in giù a precipizio .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

102 . laetus ager . Nullo tantum se Mysia cultu
103 . iactat et ipsas suas mirantur Gargara messes .
104 . Quid dicam , iacto qui semine comminus arva
105 . insequitor cumolosque ruit male pimguis harenae , 
106 . deinde satis fluvium inducit rivosque sequentis
107 . et , cum exustus ager morientibus aestuat herbis , 
108 . ecce supercilio clivosi tramitis undam
109 . elicit ? illa cadens raucum per levia murmur
110 . saxa cies scatebrisque arentia temperat arva .
111 . Quid qui , ne gravidis procumbat culmus aristis , 
112 . luxuriem segetum tenera depascit in herba , 
113 . cum primum sulcos aequant sata , quique paludis
114 . collectum umorem bibula deducit harena ?
115 . praesertim incertis si mensibus amnis abundans
116 . exit et obducto late tenet omnia limo , 
117 . unde cavae tepido sudant umore lacunae .
118 . Nec tamen , haec cum sint hominunque boumque labores
119 . versando terram experti , nihil improbus anser
120 . Strymoniaeque grues et amaris intiba fibris
121 . officiunt aut umbra nocet . Pater ipse colendi
122 . haut facilem esse viam voluit primusque per artem
123 . movit agros curis acuens mortalia corda
124 . nec torpere gravi passus sua regna veterno .
125 . Ante Iovem nulli subigebant arva coloni ; 
126 . ne signare quidem aut partiri limite campum
127 . fas erat ; in medium quaerebant , ipsaque tellus
128 . omnia liberius nullo poscente ferebat . 
129 . Ille malum virus serpentibus addidit atris
130 . praedarique lupos iussit pontumque moveri
131 . mellaque decussit foliis ignemque removit
132 . et passim rivis currentia vina repressit , 
133 . ut varias usus meditando extunderet artis
134 . paulatim et sulcis frumenti quaereret herbam ,
135 . ut silicis venis abstrusum excuderet ignem .
136 . Tunc alnos primum fluvii sensere cavatas ; 
137 . navita tum stellis numeros et nomina fecit
138 . Pleiadas , Hyadas claramque Lycaonis Arcton;
139 . tum laqueis captare feras et fallere visco
140 . iuventum et magnos canibus circumdare saltus ; 
141 . atque alius latum funda iam verberat amnem 
142 . alta petens , pelagoque alius trahit umida lina; 
143 . tum ferri rigor atque argutae lammina serrae
144 . (nam primi cuneis scindebant fissile lignum),
145 . tum variae venere artes . Labor omnia vicit
146 . improbus et duris urgens in rebus egestas .
147 . Prima Ceres ferro mortalis vertere terram
148 . instituit , cum iam glandes atque arbuta sacrae
149 . deficerent silvae et victum Dodona negaret .
150 . Mox et frumentis labor additus , ut mala culmos
151 . esset robigo segnisque horreret in arvis
152 . carduus ; intereunt segetes , subit aspera  silva , 
153 . lappaeque tribolique , interque nitentia culta
154 . infelix lolium et steriles dominantur avenae .
155 . Quod nisi et adsiduis herbam insectabere rastris
156 . et sonitu terrebis aves et ruris opaci
157 . falce premes umbram votisque vocaveris imbrem , 
158 . heu magnum alterius frustra spectabis acervom
159 . concussaque famem in silvis solabere  quercu .
160 . Dicendum et quae sint duris agrestibus arma,
161 . quis sine nec potuere seri nec surgere   messis : 
162 . vomis et inflexi primum grave robur aratri
163 . tardaque Eleusinae matris volventia plaustra
164 . tribulaque traheaeque et iniquo pondere  rastri , 
165 . virgea praeterea Celei vilisque supellex , 
166 . arbuteae crates et mystica vannus Iacchi ; 
167 . omnia quae multo ante memor provisa repones, 
168 . si te digna manet divini gloria ruris . 
169 . Continuo in silvis nagna vi flexa domatur
170 . in burim et curvi formam accipit ulmus aratri;
171 . huic a stirpe pedes temo protentus in octo , 
172 . binae aures , duplici aptantur dentalia dorso . 
173 . Caeditur et tilia ante iugo levis altaque fagus
174 . stivaque , quae currus a tergo torqueat imos ,
175 . et suspensa focis explorat robora fumus . 
176 . Possum multa tibi veterum praecepta referre,
177 . ni refugis tenuisque piget cognoscere curas .
178 . Area cum primis ingenti aequanda cylindro
179 . et vertenda manu et creta solidanda tenaci ,
180 . ne subeant herbae neu pulvere victa fatiscat ,
181 . tum variae illudant pestes : saepe exiguus mus
182 . sub terris posuitque donos atque horrea   fecit , 
183 . aut ocilus captis fodere cubilia talpae , 
184 . inventusque cavis bufo et quae plurima terrae
185 . monstra ferunt , populatque ingentem farris acervom
186 . curculio atque inopi metuens formica senectae .
187 . Contemplator item , cum se nux plurima silvis
188 . induet in florem et ramos curvabit olentis : 
189 . si superant fetus , pariter frumenta   sequentur , 
190 . magnaque cum magno veniet tritura calore ;
191 . at si luxuria foliorum exuberat umbra , 
192 . nequiquam pinguis palea teret area culmos .
193 . Semina vidi equidem multos medicare serentis
194 . et nitro prius et nigra perfundere amurca , 
195 . grandior ut fetius siliquis fallacibus esset
196 . et quamvis igni exiguo properata maderent .
197 . Vidi lecta diu et multo spectata labore 
198 . degenerare tamen , ni vis humana quotannis
199 . maxima quaeque manu legeret ; sic omnia fatis
200 . in peius ruere ac retro sublapsa referri ,
201 . non aliter quam qui adverso vix flumine lembum
202 . remigiis subigit , si bracchia forte remisit , 
203 . atque illum in praeceps prono rapit alveus amni .
204 . Ptaeterea tam sunt Arcturi sidera nobis
205 . haedorumque dies servandi et lucidus   anguis ,
206 . quam quibus in patriam ventosa per aequora vectis
207 . Pontus et ostriferi fauces templantur Abydi.
208 . Libra dies somnique pares ubi fecerit horas
209 . et medium luci atque umbris iam dividit orbem , 
210 . exercete , viri , tauros , serite hordea campis
211 . usque sub extremum brumae intractabilis imbrem;
212 . nec non et lini segetem et Cereale papaver
213 . tempus humor tegere et iamdudum incumbere aratris,
214 . dum sicca tellure licet , dum nubila pendent.
215 . vere satis satio; tum te quoque, Medica putres
216 . accipiunt sulci, et milio venit annua cura , 
217 . candidus auratis aperit cum cornibus annum
218 . taurus et averso cedens canis occidit astro .
219 . At si triticeam in messem robustaque farra
220 . exercebis humum solisque instabis aristis,
221 . ante tibi eoae Atlantides abscondantur
222 . Cnosiaque ardentis decebat stella coronae,
223 . debita quam sulcis committas semina quamque
224 . invitae properes anni spem credere terrae .
225 . Multi ante occasum Maiae coepere; sed illos       
226 . exspectata seges vanis elusit avenis .
227 . Si vero viciamque seres vilemque phaselum
228 . nec Pelusiacae curam aspernabere lentis,
229 . aut obscura cadens mittit tibi signa bootes: uram aspernabere lentis,
230 . incipe et ad medias sementem extende pruinas .
231 . Idcirco certis dimensum partibus orbem
232 . per duodena regit mundi sol aureus astra .
233 . Quinque tenent caelum zonae : quarum una corusco
234 . semper sole rubens et torrida semper ab igni;
235 . quam circum extremae dextra laevaque trahuntur ;
236 . caerulae , glacie concretae atque imbribus  atris ; 
237 . has inter mediamque duae mortalibus aegris
238 . munere concessae divom , et via secta per ambas , 
239 . oblicus qua se signorum verteret ordo . 
240 . Mundus , ut ad Scythiam Riphaeasque arduus arces
241 . consurgit , premitur Libyae devexus in  austros .
242 . Hic vertex nobis semper sublimis ; at illum
243 . sub pedibus styx astra videt manesque profundi .
244 . Maxumus hic flexu sinuoso elabitur anguis
245 . circum perque duas in morem fluminis arctos,
246 . arctos Oceani metuentis aequore tingui .
247 . Illic , ut perhibent , aut intempesta silet nox
248 . semper et obtenta densentur nocte tenebrae ,
249 . aut redit a nobis Aurora diemque reducit; 
250 . nosque ubi primus equis oriens adflavit anhelis , 
251 . illic sera rubens accendit lumina Vesper. 
252 . hinc tempestates dubio praediscere caelo
253 . possumus , hinc messisque diem tempusque serendi ,
254 . et quando infidum remis impellere marmor
255 . conveniat , quando armata deducere classis
256 . aut tempestivam silvis evertere pinum :
257 . nec frustra signorum obitus speculamur et ortus
258. temporibusque parem diversis quattuor   annum .
259 . Frigidus agricolam si quando continet imber ,
260 . multa , forent quae mox caelo properanda sereno ,
261 . maturare datur : durum procudit arator
262 . vomeris obtunsi dentem , cavat arbore lyntres
263 . aut pecori signum aut numeros impressit acervis .
264 . Exacuunt alii vallos furcasque bicornis
265 . atque Amerina parant lentae retinacula viti .
266 . Nunc facilis rubea texatur fiscina virga ,
267 . nunc torrete igni fruges , nunc frangite saxo .
268 . Quippe etiam festis quaedam exercere diebus
269 . fas et iura sinunt : rivos deducere nulla
270 . religio vetuit , segeti praetendere saepem ,
271 . insidias avibus moliri , incendere vepres
272 . balantumque gregem fluvio mersare salubri .
273 . Saepe oleo tardi costas agitator aselli
274 . vilibus aut onerat pomis lapidemque revertens
275 . incussum aut atrae massam picis urbe  reportat .
276 . Ipsa dies alios alio dedit ordine luna
277 . felicis operum . Quintam fuge : pallidus Orcus
278 . Eumenidesque satae ; tum partu Terra nefando
279 . Coeumque Iapetumque creat saevomque Typhoea
280 . et coniuratos caelum rescindere fratres .
281 . Ter sunt conati imponere Pelio Ossam
282 . scilicet atque Ossae frondosum involvere Olympum;
283 . ter pater exstructos disiecit fulmine montis .
284 . Septuma post decumam felix et ponere vitem
285 . et prensos domitare boves et licia telae
286 . addere . Nona fugae melior , contraria furtis .
287 . Multa adeo gelida melius se nocte dedere
288 . aut cim sole novo terras inrorat Eous .
289 . Nocte leves melius stipulae , nocte arida prata
290 . tondentur ; noctis lentus non deficit umor .
291 . Et quidam seros hiberni ad luminis ignes
292 . pervigilat ferroque faces inspicat acuto ;
293 . interea lomgum cantu solata laborem
294 . arguto coniunx percurrit pectine telas
295 . aut dulcis musti Volcano decoquit umorem
296 . at folii undam trepidi despumat aheni .
297 . At rubicunda Ceres medio succiditur aestu ,
298 . et medio tostas aestu terit area fruges .
299 . Nudus ara , sere nudus ; hiemps ignava colono .
300 . Frigoribus partoagricolae plerumque fruuntur
301 . mutuaque inter se laeti convivia curant;
302 . invitat genialis hiemps curasque resolvit ,
303 . ceu pressae cum iam portum tetigere carinae
304 . puppibus et laeti nautae imposuere coronas .
305 . Sed tanen et quernas glandes tum stringere tempus
306 . et lauri bacas oleamque cruentaque myrta , 
307 . tum gruibus pedicas et retia ponere cervis
308 . auritosque sequi lepores , tum figere dammas
309 . stuppea torquentem Balearis verbera fundae
310 . cum nix alta iacet , glaciem quom flumina trudunt .
311 . Quid tempestates autumni et sidera dicam
312 . atque ubi iam breviorque et mollior aestas , 
313 . quae vigilanda viris , vel cum ruit imbriferum ver , 
314 . spicea iam campis cum messis inhorruit et cum
315 . frumenta in viridi stipula lactentia turgent ?
316 . Saepe ego , cum flavis messorem induceret  arvis
317 . agricola et fragili iam strngeret hordea culmo,
318 . omnia ventorum concurrere proelia vidi , 
319 . quae gravidam late  segetem ab radicibus imis
320 . sublimen expulsa eruerent , ita turbine nigro
321 . ferret hiemps culmumque levem stipulasque volantis .
322 . Saepe etiam immensum caelo venit agmen aquarum , 
323 . et foedam glomerant tempestatem imbribus atris
324 . collectae ex alto nubes ; ruit arduus aether
325 . et pluvia ingenti sata laeta boumque labores
326 . diluit; implentur fossae et cava flumina crewscunt
327 . cum sonitu fervetque fretis spirantibus aequor.
328 . Ipse pater media nimborum in nocte corusca
329 . fulmina molitur dextra; quo maxuma motu
330 . terra tremit; fugere ferae , et mortalia corda
331 . per gentis humilis stravit pavor; ille flagranti
332 . aut Athon aut Rhodopen aut alta Ceraunia telo
333 . deicit ; ingeminant austri et densissimus imber ; 
334 . nunc nemora ingenti vento, nunc litora plangunt.
335 . Hoc metuens caeli menses et sidera serva ,
336 . frigida Saturni sese quo stella receptet, 
337 . quos ignis caelo Cyllenius erret in orbis .
338 . In primis venerare deos atque annua magnae 
339 . sacra refer Cereri laetis operatus in herbis
340 . extremae sub casum hiemis , iam vere sereno.
341 . Tum pingues agni et tum mollissima vina , 
342 . tum somni dulces densaeque in montibus umbrae . 
343 . Cuncta tibi Cereren pubes agrestis adoret ; 
344 . quoi tu lacte favos et miti dilue Baccho , 
345 . terque novas circum felix eat hostia fruges , 
346 . omnis quam chorus et socii comitentur ovantes 
347 . et Cererem clamore vocent in tecta; neque ante
348 . falcem maturis quisquam supponat aristis , 
349 . quam Cereri torta redimitus tempora quercu
350 . det motus incompositos dicat .
351 . Atque haec ut certis possemus discere signis,
352 . aestusque pluviasque et agentis frigora ventos,
353 . ipse pater statuit, quid menstrua luna moneret,
354 .quo signo caderent austri, quid saepe videntes
355 .agricolae propius stabulis armenta tenerent.
356 .Continuo ventis surgentibus aut freta ponti
357 .incipiunt agitata tumescere et aridus altis
358 .montibus audiri fragor aut resonantia longe
359 .litora misceri et nemorum increbrescere murmur .
360 .Iam sibi tum curvis male temperat unda carinis,
361 .quom medio celeres revolant ex aequore mergi
362 .clamoremque ferunt ad litora, cumque marinae
363 .in sicco ludunt fulicae notasque paludis
364 .deserit atque altam supra volat ardea nubem.
365 .Saepe etiam stellas vento impendente videbis
366 .praecipites caelo labi noctisque per umbram
367 .flammarum longos a tergo albescere tractus,
368 .saepe levem paleam et frondes volitare caducas
369 .aut summa nantis in aqua conludere plumas.
370 .At boreae de parte trucis cum fu1minat et cum
371 .eurique zephyrique tonat domus, omnia plenis
372 .rura natant fossis atque omnis navita ponto
373 .umida vela legit. Numquam inprudentibus imber
374. obfuit: aut ilIum surgentem vallibus imis
375.aeriae fugere grues, aut bucula caelum
376.suspiciens patulis captavit naribus auras,
377.aut arguta lacus circumvolitavit hirundo 
378.et veterem in limo ranae cecinere quere1lam ;
379.saepius et tectis penetralibus extulit ova
380.angustum formica terens iter, et bibit ingens 
381.arcus, et e pastu decedens agrnine magno
382.corvorum increpuit densis exercitus alis;
383.iam variae pelagi volucres et quae Asia circum
384.dulcibus in stagnis rimantur prata Caystri,
385.certatim largos umeris infundere rores,
386.nunc caput obiectare fretis, nunc currere in undas
387.et studio in cassum videas gestire lavandi ;
388.tum cornix pIena pluviam vocat improba voce
389.et sola in sicca secum spatiatur harena;
390.ne nocturna quidem carpentis pensa puellae
391. nescivere hiemem, testa cum ardente viderent 
392.scintillare oleum et putris concrescere fungos.
393.Nec minus ex imbri soles et aperta serena
394.prospicere et certis poteris cognoscere signis. 
395.Nam neque tum stellis acies obtunsa viderur 
396.nec fratris radiis obnoxia surgere Luna,
397. tenuia nec lanae per caelum vellera ferri;
398.non tepidum ad solem pinnas in litore pandunt 
399.dilectae Thetidi alcyones, non ore solutos .
400.immundi meminere sues iactare maniplos.
401.At nebulae magis ima petunt campoque recumbunt, 
402.solis et occasum servans de culmine summo
403.nequiquam seros exercet noctua cantus. 
404.Apparet liquido sublimis in aëre Nisus,
405.et pro purpureo poenas dat Scylla capillo:
406.quacumque illa levem fugiens secat aethera pinnis,
407.ecce inimicus atrox magno stridore per auras
408.insequitur Nisus; qua se fert Nisus ad auras, 
409.illa levem fugiens raptim secat aethera pinnis.
410.Tum liquidas corvi presso ter gutture voces
411.aut quater ingeminant et saepe cubilibus altis
412.nescio qua praeter solirum dulcedine laeti 
413.inter se in foliis strepitant; iuvat imbribus actis
414.progeniem parvam dulcisque revisere nidos ;
415.haud equidem credo, quia sit divinitus illis
416.ingenium aut rerum fato prudentia maior; 
417.verum, ubi tempestas et caeli mobilis umor
418.mutavere vias et Iuppiter uvidus austris
419.denset, erant quae rara modo, et, quae densa, relaxat,
420.vertuntur species animorum, et pectora motus 
421.nunc alios, alios, dum nubila venrus agebat,
422.concipiunt; hinc ille avium concenrus in agris
423.et laetae pecudes et ovantes gutrure corvi.
424.Si vero solem ad rapidum lunasque sequentis 
425.ordine respicies, numquam te crastina fallet
426.hora neque insidiis noctis capiere serenae.
427.Luna, revertentis quom primum colligit ignis,
428.si nigrum obscuro comprenderit aëra cornu,
429.maxumus agrico1is pelagoque parabitur imber;
430.at si virgineum suffuderit ore ruborem,
431.ventus erit: vento semper rubet aurea Phoebe; 
432.sin ortu quarto ( namque is certissimus auctor )
433.pura neque obtunsis per caelum cornibus ibit,
434.totus et ille dies et qui nascentur ab illo
435.exactum ad mensem pluvia ventisque carebunt,
436.votaque servati solvent in 1itore nautae
437.Glauco et Panopeae et Inoo Me1icertae.
438.Sol quoque et exoriens et, cum se condet in undas, 
439.signa dabit, solern certissima signa sequentur,
440. et quae rnane refert et quae surgentibus astris.
441.Ille ubi nascentern rnaculis variaverit orturn
442.conditus in nubern rnedioque refugerit orbe,
443.suspecti tibi sint imbres; namque urguet ab alto
444.arboribusque satisque notus pecorique sinister;
445.aut ubi sub lucern densa inter nubila sese
446.diversi rumpent radii aut ubi pallida surget
447.Tithoni croceurn linquens Aurora cubile,
448. heu, male tum mitis defendet pampinus uvas:
449. tam multa in tectis crepitans salit horrida grando. 
450.Hoc etiam, emenso Curn iam decedit Olyrnpo,
451.  profuerit rneminisse magis; nam saepe videmus
452.ipsius in voltu varios errare colores:
453.caeruleus pluviarn denuntiat, igneus euros;
454.sin rnaculae incipiunt rutilo irmmiscerier igni,
455.omnia tum Pariter vento nimbisque videbis
456.fervere: non illa quisquam me nocte per altum
457.ire neque a terra rnoveat convellere funem.
458.At si, cum referetque diem condetque relatum,
459.lucidus orbis erit, frustra terrebere nimbis
460.et claro silvas cemes aquilone rnoveri.
461. Denique, quid vesper serus vehat , unde serenas
462.ventus agat nubes, quid cogitet umidus auster ,
463. sol tibi signa dabit. Solem quis dicere falsum
464.audeat? ille etiam caecos instare tumultus
465.saepe monet fraudemque. et operta tumescere bella.
466.Ille etiam exstincto miseratus Caesare Romam, 
467.cum caput obscura nitidum ferrugine texit
468.impiaque aeternam timuerunt saecula noctem.
469.Tempore quamquam illo tellus quoque et aequora ponti 
470.obscenaeque canes inportunaeque volucres
471.signa dabant. Quotiens Cyclopum effervere in agros
472.vidimus undantem ruptis fomacibus Aetnam
473.flammarumque globos liquefactaque volvere saxa!
474.Armorum sonitum toto Germania caelo 
475.audiit; insolitis tremuerunt motibus Alpes.
476.Vox quoque per lucos volgo exaudita silentis
477.ingens, et simulacra modis pallentia miris
478.visa sub obscurum noctis pecudesque locutae 
479.(infandum! ) ; sistunt amnes terraeque dehiscunt
480.et maestum inlacrimat templis ebur aeraque sudant.
481.Proluit insano contorquens vertice silvas
482.fluviorum rex Eridanus camposque per omnis
483.cum stabulis armenta tulit. Nec tempore eodem
484.tristibus aut extis fìbrae apparere minaces 
485.aut puteis manare cruor cessavit et altae 
486.per noctem resonare lupis ululantibus urbes.
487.Non alias caelo ceciderunt plura sereno
488.fulgura nec diri totiens arsere cometae.
489.Ergo inter sese paribus concurrere telis
490.Romanas acies iterum videre Philippi;
491.nec fuit indignum superis bis sanguine nostro
492.Emathiam et latos Haemi pinguescere campos.
493.Scilicet et tempus veniet, cum fìnibus illis 
494.agricola incurvo terram molitus aratro
495.exesa inveniet scabra robigine pila
496.aut gravibus rastris galeas pulsabit inanis
497.grandiaque effossis mirabitur ossa sepulcris.
498.Di patrii, Indigetes et Romule Vestaque mater,
499.quae Tuscum Tiberim et Romana Palatia servas,
500.hunc sa1tem everso iuvenem succurrere saeclo
501.ne prohibete! Satis iam pridere sanguine nostro
502.Laomeoedonteae luimus periuria Troiae; 
503.iam  pridem nobis caeli te regia, Caesar,
504.invidet atque hominum queritur curare triumphos,
505.quippe ubi fas versum atque nefas; tot bel1a per orbem,
506. tam multae scelerum facies; non ul1us aratro 
507. dignus honos; squa1ent abductis arva colonis
508.et curvae rigiduum fa1ces conflantur in ensem.
509.Hinc movet Euphrates, il1inc Germania bellum; 
510. vicinae ruptis inter se legibus urbes
511.arma ferunt; saevit toto Mars impius orbe,
512.ut, cum carceribus sese effudere, quadrigae
513.addunt in spatia et frustra retinacula tendens
514.fertur equis auriga neque audit currus habenas. 
515.
516.
517.
518.
519.
520.