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Al centro: Presepe da San Rocco (Chiesa di Sansepolcro, Arezzo, anno 2002).
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Ai lati : Presepe vivente di Pieve a Presciano (Part. : Pastori suonanti : Comune di Pergine Valdarno –Val d’Ambra , Arezzo) anno 2002. |
Lettere
Natalizie e Pasquali
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Quando
Cristo nacque , il mondo ebbe il pudore della
guerra , e momentaneamente si rinnovò in una pace
memorabile e unica , non tanto per merito degli uomini :
1°. quanto per la piena
coscienza dell’incarnazione di Dio ,
che tutti gli esseri maturarono certamente in cielo , al cospetto della Provvidenza : si che a causa di ciò , l’azione
sulla terra d’alcune di queste creature celesti , dovette essere
particolarmente intensa nel favorire la pace ;
2°.
e quanto per il sentore (più o meno cosciente) della stessa incarnazione divina ,
che maturò coi secoli pure in terra ,
al cospetto delle profezie bibliche e pagane, e del loro imminente compimento.
Quando Cristo nacque , il mondo non
si sentì di guerreggiare sfacciatamente come prima della sua nascita , anche se
aveva invero l’antica sete arcana di farlo , e mai infatti distrusse le spade .
Quando Cristo nacque , il mondo inconsapevole e nella
sorprendente nuova condizione della pace , persino laggiù nel Cantone profetico
d’ Israele , non riuscì , nonostante la venuta dal Cielo del Messia , ad avere
un sentimento d’ospitalità sufficiente a permettere che lo stesso Re dell’Universo o Messia , nascesse
almeno su un letto e una casa signorili o finanche
ordinari ; e quindi fu questo sentimento d’ospitalità limitata , una qualche
percezione , che bastò si e no a
consentire che lo stesso Creatore Universale , vagisse su del pagliericcio e in
una stalla tra un asino e un bue .
Quando Cristo nacque , il pudore
della guerra e la bonomia umana , gli donarono momentaneamente la poesia della
paglia e di una stalla domestica , ma allo stesso tempo gli sussurrarono agli
orecchi , che la sua culla e la sua vita , erano sorrette e prese di mira da
spade sguainate , sanguinarie e bellicose
, come quelle della imminente strage degli innocenti (Mt.2,13-18) .
E Cristo infante , ignorava da uomo e di proposito , tutto questo
che già sapeva ab eterno , come Dio .
La paglia e la stalla tradizionali , la mangiatoia , la condizione
complessiva della povertà della Notte Santa , alla luce della vita , morte e
resurrezione futura del Cristo , non sono
altro , pertanto , che una prima introduzione , una consonanza poetica e profetica ,
una conferma evangelicamente discreta , della Croce futura .
Ma dice , parte del mondo contemporaneo come parte del mondo di sempre:
Come ti permetti o Dio , di profetizzare il patibolo della
Croce , fin dalla tua stessa nascita ?
Non ti capisco! Perciò non credo al tuo patibolo natalizio o tradizionale :
forse esso non è altro che l’esaltazione patologica della psiche , roba per
sadici e fanatici , per disperati e poveri , condannati infatti dalla
cattiveria umana e dal destino avverso , a penzolare inermi dalla Croce dei
quattro punti cardinali , solo perché di fare altrimenti , essi poveri e disperati
, non hanno alcun potere , e pertanto ciondolano crocifissi come brandelli di
carne imbelle , trovando in ciò l’ultima quanto inutile rovina della soluzione
di se stessi . Ma in verità è una falsa soluzione e una vera disfatta .
Così , quotidianamente , notte e giorno , pensa il mondo che guarda la Croce a pancia piena e disprezza
con diletto , il povero , facendo del
Natale stesso , la festa del Divino tra
i poveri , solo una speciale
occasione da ricco banchetto .
Ma questo tipo di pensiero mondano , oltre a non aver voglia di far del
bene (quando far del bene è al contrario
la cosa più necessaria al mondo stesso) , nelle sue punte più estreme , giunge
a negare perfino il termine primo del bene medesimo , cioè l’esistenza di Dio , e per conseguenza , la
forza salvifica della Croce.
Pertanto è un pensiero fallace ,
perché negando Dio e la Croce , non può spiegare chi pone un limite alle
conseguenze del male , nonostante il male ; non può spiegare chi trattiene ogni
volta il mistero dell’iniquità (2 TS , 2-7), dal colpire più di tanto e
solo qualche volta anziché sempre; non può spiegare chi spinge il corso del
tempo e l’andamento o l’evoluzione delle cose ; non può spiegare chi fa
brillare come il sole , la stella del bene sulla terra , nonostante il fango
; non può
spiegare la presenza invincibile dell’amore , nonostante l’odio e il male (….)
.
Non può spiegare la vocazione fondamentale che tutte le cose hanno , a superare la morte in favore della vita , cioè non può spiegare l’ aspirazione unica che le cose stesse e le persone sembrano avere , alla resurrezione di se medesime , nonostante la morte, che appare legge fatale e universale :
infatti
nessuno muore volentieri : al contrario tutti muoiono , per così dire, cantando
santamente o soffrendo pietosamente come da crocifissi , l’inno d’amore alla
vita (e dico da crocifissi , perché morir si deve , e altrimenti non può
farsi) . Ciò è tanto vero che la dignità o lo strazio d' ogni morente , se
ben osservati, possono sembrare addirittura una impressionante ipoteca sulla
futura resurrezione ; e questo lo si può ipotizzare, per esempio, quando
qualcuno muore con la parte visibile di se stesso e all' opposto , mai come in
quel medesimo istante , vorrebbe vivere con tutto se stesso , cioè
contemporaneamente sia con la parte visibile di se , che con quella invisibile
detta anima o psiche o spirito : allora quel tale , sembra pregare come mai
mentre muore , sia col dolore della vita che se ne va , che in virtù di una
arcana consapevolezza che certamente spera o vede sempre meglio , che sarà .
E questo modo di morire esisteva anche prima della venuta di Cristo .
Se dunque gli uomini (ma anche tutte le cose e gli esseri) , già da
secoli prima della venuta di Cristo ,
cantavano o soffrivano , non solo vivendo le loro vite in modo ordinario o
straordinario , ma cantavano o soffrivano persino da morenti o crocifissi
, un loro speciale e inconfondibile inno d’amore alla vita , come poteva il
medesimo Cristo , cioè il Dio vivente , non confermare o non rafforzare per
sempre un tale inno ? Come poteva in seguito , lo stesso Dio , con la sua
Grazia frutto della Croce , non dare efficacia e soddisfazione sempiterna a tale canzone plurimillenaria ?
Come poteva il Cristo , il Dio vivente , non essere armonicamente solidale con
le sue creature viventi , da subito ,
cioè fin dalla sua stessa nascita ?
Per questo , cioè per amore solidale , egli da Uomo-Dio , volle
raccogliere e condividere materialmente (e non solo spiritualmente) l’inno o
l’aspirazione alla vita eterna delle sue creature , in modo divinamente
radicale , cioè non solo con la morte e la resurrezione future che restano i
capisaldi coerenti e sostanziali della sua opera salvifica , ma anche ab nativitate , cioè fin dalla sua
stessa nascita umana , senza nemmeno aspettare del tutto , l’età maggiore :
perciò si vestì di povertà estrema , rivelandosi ai posteri , non solo come il maestro povero
tra i poveri fin dalla nascita , ma a meglio guardare , anche come l’ Infante Profeta della sua stessa Croce , e di quella di chiunque la voglia o non la
voglia seguire. Fu così che coerentemente con questa sua nascita da Profeta
della Croce , in seguito , per spingere gli uomini a portare la medesima Croce
onde guadagnarsi la Vita Eterna , si spiegò ancor meglio pur non essendo ancor
morto in Croce, dicen-do : Chi mi vuole prenda la sua Croce e mi segua (
Gv. 12,26; Mt. 10,38 …) .
In tal senso
, nemmeno il mondo di rinnegati o apostati , che non capisce Cristo e lo
schernisce , e molto volentieri tutto fa , tranne che ubbidirgli , nemmeno
questa dimensione , può sfuggire alla profezia natalizia della Croce ,
dell’Uomo-Dio. Questo tipo di mondo può rifiutare la forza salvifica della
Croce , ma non può scrollarsi di dosso né la sofferenza naturale che implica un
tale rifiuto , né la sofferenza naturale che comporta la condizione umana da se
medesima , in quanto condizione sottoposta alla fatica e al dolore
, sebbene con le dovute e provvidenziali eccezioni .
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Spiegazione del Presepe sopra rappresentato :
Al centro : Presepe
da San Rocco (chiesa di Sansepolcro , Arezzo , anno
2002).Per mettere in risalto
la figura del Bambino emanante luce che richiama la croce , l’immagine è stata distorta a mò di sfera .
Ai lati : Presepe vivente dal paese di Pieve a Presciano (Comune di Pergine Valdarno –Val d’Ambra, tra i Borri dello Scerfio e del Presciano-, Arezzo) anno 2002 :
FLAUTISTI :
Il corteo popolare , guidato dal sacerdote della Pieve locale detta di S. Pietro e dedicata al medesimo , si dirige verso il Presepe vivente , collocato in una vecchia Edicola nel centro storico . Qui si sosta , si prega , e i fanciulli del paese , suonano i flauti , in onore di Gesù Bambino . Poi il corteo si scioglie , e la festa scema a sera inoltrata , dopo che s’è bevuto e mangiato presso i vari offerenti , i quali mezzi contadini e mezzi pastori o artigiani con tanto di costume e scenografia d’utensili rurali e addobbi richiamanti i vari mestieri , vogliono dar vita ad un proprio Presepe :
e ci riescono dando al tutto persino un sapore di fiaba , essendo che il paese , già di per sé , è a pieno titolo parte poetica della proverbiale e campagnola bellezza toscana : il grappolo di case sulla collina , la Pieve , gli olivi , una villa gentile del signore locale , le dolci colline e montagne intorno , la laboriosità e il benessere generale non improvvisati , ma conquistati con secoli di lavoro , scienza , vita onesta e dedizione al risparmio , e infine la storia più antica coi resti romani , la vetusta Cassia adrianea sottostante … : e il tutto non confuso o giustapposto artificialmente , ma al contrario , in lirica naturalezza , combinato con armonia nella musica come nella lingua generale delle cose e delle persone , inconfondibilmente nostrane : cioè toscane .
Significato
della natività Lettere
Natalizie e Pasquali
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